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Delta del Po |
Locanda degli antichi sospiri |
Vongole e cozze D.O.P. |
Il barcaiolo |
Nella Sacca degli Scardovari |
Lo stabulario |
Mercato Ittico |
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Il Parco Regionale del Delta del Po si protende nel Mare Adriatico con un reticolo di corsi e bacini d'acqua. Prima di gettarsi in mare, il Po si ripartisce in sei bracci: Po di Goro, Po di Gnocca o Donzella, Po delle Tolle, Po di Pila, Po di Maistra, Po di Levante, dando vita a un'area in evoluzione dinamica, che misura attualmente 786 km quadrati, in gran parte appartenente alla provincia di Rovigo, una delle più importanti aree umide d'Europa, compresa tra la foce del fiume Adige e il faro del Bacucco di Goro (foto di Cristina Risciglione, testo di Renato Corpaci).
L'equilibrio delicato del Delta si basa su un assetto proporzionato di aree agricole, dune fossili, fiumi e golene, pinete e formazioni boschive, valli da pesca, lagune, secche, canneti, scanni litoranei, barene e bonelli che si trovano – esclusi argini, scanni e dune fossili – tra 1 e 4 metri al di sotto del mare. Questo fenomeno è stato accentuato negli anni del Dopoguerra, quando le estrazioni massicce di gas metano hanno causato quell'abbassamento ulteriore delle terre che ha poi portato all'alluvione del Polesine del 1951, in seguito alla quale si è registrata l'emigrazione di massa di circa 120.000 persone.
I 75.000 abitanti rimasti, che si distribuiscono nei nove comuni del Delta, beneficiano dei proventi derivanti da attività in qualche modo tradizionali, come l'agricoltura, l'orticoltura, il turismo e la pesca.
Durante la nostra visita nel delicato ambiente del Delta ci siamo concentrati proprio sulle modalità secondo cui gli uomini e le donne del Polesine si dedicano alla cultura delle vongole e delle cozze nella Sacca degli Scardovari e nella Sacca di Goro.